Santa Caterina Valfurva, Sondrio, settembre 2012
Il ghiacciaio dei Forni era il più grande ghiacciaio vallivo italiano e l’unico di tipo himalayano, localizzato nel gruppo Ortles-Cevedale in alta Valtellina all’interno del settore lombardo del Parco nazionale dello Stelvio, originato da tre bacini collettori con tre lingue glaciali distinte confluenti a quota 3000 m in un’unica lingua di ablazione con morene mediane che nel XIX secolo si spingeva nel fondovalle fino a quote prossime ai 2000 m.
Le principali vette della zona dove insisteva il ghiacciaio dei Forni sono anche chiamate le tredici cime e la loro ascensione concatenata, che richiede generalmente da due a più giorni di percorrenza, costituisce un noto richiamo per alpinisti allenati. Le principali cime da concatenare sono:
monte Cevedale, monte Rosole, Palon de la Mare, monte Vioz, punta Taviela, cime di Peio, rocca Santa Caterina, punta Cadini, monte Giumella, monte San Matteo, punta Dosegù, punta Pedranzini, pizzo Tresero.
Per la geologia del sito, sono predominanti le rocce metamorfiche: micascisti ricchi in quarzo, muscovite, clorite e albite.
Il ghiacciaio attualmente si estende per poco meno di 11 km². Negli ultimi 150 anni la superficie glaciale si è ridotta intensamente, circa del 36%, e la lingua è arretrata di circa 2 km.
Lo spessore del ghiacciaio si è ridotto sulla lingua di ben 70 m nel periodo 1929-1998. Dal 2015 è separato in due apparati distinti a causa del distacco della lingua orientale.
l ghiacciaio dei Forni, per le sue caratteristiche morfologiche e dimensionali, per l’impatto estetico sulla valle che lo ospita, per le vicende storiche che qui si sono svolte e delle quali si conserva traccia alla superficie del ghiacciaio e per la lunga serie di studi che qui sono stati condotti, è inserito nella lista dei geositi della provincia di Sondrio.